Cosa rischia il ristoratore se non mette a conoscenza i clienti che alcuni cibi sono surgelati?

Se il ristoratore non mette a conoscenza gli avventori che alcuni ingredienti del menù sono surgelati rischia la reclusione fino a due anni o a multa fino a euro 2.065

Nel caso in cui patatine fritte, pepite di pollo, olive ascolane, hamburger ecc., siano surgelati e il ristoratore non metta a conoscenza gli avventori, cosa succede?

Se si ha il dubbio che alcuni prodotti siano surgelati, e non vi è tale menzione nel menù, si ha la facoltà di denunciare il fatto ai Nas o all’Asl, che controlleranno le cucine e le celle frigorifere, al fine di constatare il fattaccio. Verificato l’inganno, scatterà una denuncia per il reato di frode in commercio, e se a muoversi non è un cliente, possono essere le stesse autorità ad effettuare dei controlli a campione, ciò lo si ricava leggendo la sentenza della Corte di Cassazione, n. 34783/17 del 18 luglio 2017.

Norma di riferimento:

L’articolo 515 del codice penale punisce chiunque

> nell’esercizio di un’attività commerciale,

> ovvero in uno spaccio aperto al pubblico,

consegna all’acquirente una cosa mobile per un’altra, ovvero una cosa mobile, per origine, provenienza, qualità o quantità, diversa da quella dichiarata o pattuita.

Qualora il fatto non costituisca un più grave delitto, è prevista

> la reclusione fino a due anni o

> con la multa fino a euro 2.065.

Se si tratta di oggetti preziosi, la pena è della reclusione fino a tre anni o della multa non inferiore a euro 103.

Affinché scatti l’illecito, basta trovare la merce nelle celle e non anche nel piatto del consumatore. Il menù deve riportare i cibi contenenti allergeni per i clienti affetti da intolleranze alimentari e i prodotti surgelati. Il reato si configura anche nella forma tentata, non essendo necessaria la concreta contrattazione con il cliente. In ogni caso sussiste per il solo fatto di detenere alimenti congelati e destinati alla somministrazione.

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