La maternità surrogata in Italia

L’articolo 12 della legge 40 del 2004 VIETA la maternità surrogata nel nostro Paese. Le sanzioni per i trasgressori sono pesanti.

Attraverso la maternità surrogata una donna si assume l’onere di provvedere alla gestazione e al parto per conto di un’altra donna o di una coppia (eterosessuale o omosessuale). Si impegna così a consegnare il frutto di tale gestazione. La fecondazione può avvenire:

> sia con i gameti e gli ovuli della coppia sterile;

> sia di donatori e donatrici attraverso il concepimento in vitro.

Nel nostro paese, la legge 40 del 2004, all’articolo 12 vieta esplicitamente tale pratica, prevedendo pesanti sanzioni penali e amministrative a carico di chiunque renda in qualsiasi modo possibile tale procedura. Negli ultimi anni, tale fenomeno è in netto aumento. Le cliniche specializzate offrono differenti “pacchetti” per soddisfare ogni esigenza delle coppie.

Negli Stati Uniti, sono oltre duemila le gravidanze in affitto portate a termine ogni anno (con un incremento annuo del 20%). Di queste, una su dieci arriva da italiani. Sette su dieci sono eterosessuali, ma vi sono anche coppie omosessuali e uomini single.

Al rientro in Italia, però, c’è il rischio di incorrere in guai legali, anche se di recente i Tribunali si sono pronunciati a favore delle coppie che si sono sottoposte a tale pratica. Ad esempio, una sentenza del 2015 ha riconosciuto la legittimità di una coppia di genitori che avevano ottenuto un bambino in Russia attraverso la surrogazione di maternità.

Il caso ha destato certamente interesse nel mondo giuridico in quanto la coppia non aveva alcun legame biologico con il neonato.

Affittare un utero ha dei costi variabili. Ad esempio, negli Usa si può arrivare fino a 120 mila euro, mentre nei paesi dell’est Europa il prezzo si riduce fino a raggiungere alcune decine di migliaia di euro.