ALIMENTI: OBBLIGO ETICHETTE

Pubblicato in Gazzetta il decreto che prevede l’obbligo di indicare l’origine della materia prima in etichette per riso e pasta

Obbligo di indicare l’origine della materia prima nelle etichette di pasta e riso.

Come riportato dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali sono entrati in vigore i decreti che

“consentono ai consumatori di conoscere il luogo di coltivazione del grano e del riso in modo chiaro sulle confezioni. Nel solco di quanto fatto per latte e derivati, la sperimentazione è prevista per due anni”.

Il titolare del Mipaaf, Maurizio Martina sostiene che:

“Proteggere il made in Italy significa puntare sulla massima trasparenza delle informazioni in etichetta ai cittadini. Per ciò, abbiamo voluto con forza sperimentare l’obbligo di indicare espressamente sulle confezioni di pasta e riso il luogo di coltivazione. Un’informazione utile ai consumatori per poter scegliere in maniera informata e consapevole. Uno strumento necessario anche per valorizzare e tutelare il lavoro dei nostri produttori”.

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Secondo Martina, la trasparenza

“deve essere una battaglia comune da condurre con tutta la filiera anche in Europa”.

“Dopo 4 anni la Commissione UE ha presentato una prima bozza di regolamento attuativo della norma sull’etichettatura, un passo avanti che va migliorato, a partire dall’indicazione obbligatoria e non facoltativa dell’origine delle materie prime”.

Le novità sulle etichette obbligatorie nascono dal decreto legislativo n. 231/2017, pubblicato in Gazzetta Ufficiale l’8 febbraio 2018, che concretizza la disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni di cui al regolamento UE n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 ottobre 2011, inerente alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori.

Le sanzioni per le imprese alimentari che non indicheranno in maniera corretta gli allergeni nelle etichette, arriveranno fino a 40mila euro.

Identica sanzione anche per le aziende che vendono alimenti oltre la data di scadenza.

Sarà possibile evitare la sanzione da 5.000 a 40.000 euro se non è stato indicato un allergene nell’etichetta se rapidamente verranno avviate le procedure di recall, salvo che il fatto non costituisca reato.

Dott.ssa Benedetta Cacace


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