Posso controllare la mail aziendale del mio dipendente?

La email aziendale del lavoratore può essere controllata?

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, Grande Camera, con la sentenza n. 61496/08 del 5 settembre 2017 ha dichiarato che l’email aziendale del lavoratore non può essere controllata

Se il datore di lavoro, senza alcun avviso, controlla le email dei suoi dipendenti viola il diritto alla vita privata, dato che il datore di lavoro deve essere avvisato in caso di monitoraggio delle email, sia delle modalità del controllo che delle motivazioni.

La CEDU, ribaltando il precedente verdetto della Corte Europea, con il caso Barbulrscu contro Romania ha stabilito che il datore di lavoro che controlla le email dei dipendenti viola il diritto alla vita privata, visto che in caso di monitoraggio il dipendente deve essere prontamente avvisato.

La prima sentenza CEDU in materia risale al 12 dicembre 2016, e riguardava il ricorso di un ingegnere romeno licenziato per inadempimento contrattuale, provato anche dall’uso della email aziendale, durante l’orario di lavoro, per fini personali.

La Corte aveva ritenuto non irragionevole il bilanciamento tra la privacy dei dipendenti e le esigenze datoriali, ammettendo il controllo sull’attività lavorativa, in misura proporzionale allo scopo di verifica dell’adempimento contrattuale.

La Grande Camera, ha specificato che affinché l’accesso alle email del lavoratore sia legittimo, il datore di lavoro deve verificare se il lavoratore sia stato avvisato in merito a tale possibilità di controllo sulla sua corrispondenza.

Pertanto la natura del controllo deve essere chiara al lavoratore prima che si proceda al relativo monitoraggio.

Devono essere chiarite anche quali e quante comunicazioni sono state oggetto di monitoraggio, le tempistiche e quante persone hanno avuto accesso ai risultati della sorveglianza.

Il giudice dovrà sempre controllare se il datore di lavoro ha fornito ragioni sufficienti a giustificare il controllo delle comunicazioni.

A seguito di tale decisione della CEDU, la Romania è stata condannata perché i giudici locali non si erano assicurati se la privacy del dipendente fosse stata sufficientemente protetta da eventuali abusi da parte del datore di lavoro.