DANNO DI RELAZIONE E DANNO MORALE

Il danno da sofferenza interiore deve essere distinta dal danno da relazione: sentenza della Corte di Cassazione, sez. III, ordinanza n. 26805 del 14 novembre 2017

Il danno relazionale esterno dell’essere è differente da quello morale intimistico della sofferenza.

Ciò è quanto disposto dalla Corte di Cassazione Civile, sez. III, con l’ordinanza n. 26805 del 2017.

Il caso di specie:

Un danneggiato, oltre alle istanze risarcitorie, ricorreva in Cassazione al fine di veder riconosciuto il danno esistenziale, negato nei precedenti gradi.

La Corte afferma nuovamente l’unitarietà del danno non patrimoniale delle sue voci descrittive, ma anche l’onnicomprensività, intesa come contemplazione di tutte le conseguenze dannose.

Inoltre, precisa in maniera perentoria i due aspetti essenziali della sofferenza: il dolore interiore, e/o la significativa alterazione della vita quotidiana. Lesioni differenti, autonomamente risarcibili.

V. anche

I giudici richiamano la Consulta, che con la pronuncia n. 235 del 2014, predicava che la risarcibilità della sofferenza morale attraverso l’incremento dell’ammontare di quella biologico, secondo il terzo comma degli art. 138 e 139 cda.

Successivamente ad aver affermato il principio dell’unitarietà, la Corte di smarca:

“Viene così definitivamente sconfessata, al massimo livello interpretativo, la tesi predicativa di una pretesa unitarietà del danno biologico; anche all’interno del sotto-sistema delle micro permanenti, resta ferma la distinzione concettuale tra sofferenza interiore e incidenza sugli aspetti relazionali della vita del soggetto”.

Il Collegio dispone inoltre quanto segue:

“Tante dispute sarebbero forse state evitate ad una più attenta lettura della definizione di danno biologico, identica nella formulazione dell’art. 139 come del 138 del codice delle assicurazioni nel suo aspetto morfologico, ma diversa in quello funzionale, discorrendo la seconda delle norme citate di lesione che esplica un’incidenza negativa sull’attività quotidiana e sugli aspetti dinamico relazionali del danneggiato. Una dimensione dinamica della lesione, una proiezione tutta esterna al soggetto, un vulnus a tutto ciò che è altro da se rispetto all’essenza interiore della persona”.

Dott.ssa Benedetta Cacace


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