ANCORA SULLA COMUNICAZIONE TRA MEDICO E PAZIENTE
Cicatrice per la rimozione di un tatuaggio, il medico è colpevole?
Corte di Cassazione, terza sezione civile, sentenza n. 9806/2018
Spesso, presi da un iniziale euforia ci si tatua il nome del proprio compagno, ma gli anni passano e l’amore svanisce. Cancellare quel pegno d’amore costa caro e spesso può lasciare una cicatrice più o meno vistosa.
La Corte di Cassazione, con la sentenza in commento, accolgono il ricorso di un chirurgo che aveva perso i gradi di merito e si era visto condannare assieme alla clinica privata, a risarcire il paziente tornato a casa con una grossa cicatrice in sostituzione del tatuaggio che voleva cancellare.
Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano sostenuto che il paziente non fosse stato informato in maniera adeguata sugli esiti dell’intervento estetico. Secondo i giudici il paziente doveva essere messo nelle condizioni di pesare i costi ed i benefici dell’intervento tanto atteso.
Dagli atti processuali era però risultato che l’uomo in sede di interrogatorio aveva ammesso che l’informazione vi era stata, ed anche ben dettagliata sulle due differenti possibili tecniche: dermoabrasione o intervento chirurgico.
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In seguito l’uomo aveva scelto la seconda strada, dopo che il medico aveva disegnato con un pennarello il taglio che avrebbe dovuto eseguire sul braccio, trovando la cicatrice esteticamente migliore rispetto a quella che sarebbe rimasta con la dermoabrasione.
Secondo gli Ermellini non è dovuto il risarcimento al paziente nel caso in cui questi aveva avuto un dialogo specifico con il chirurgo in merito alle modalità degli interventi e sull’esito cicatriziale.
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Quindi, non può essere ritenuto colpevole il chirurgo per la cicatrice lasciata dall’intervento di rimozione di un tatuaggio se viene dimostrato che il medico aveva avuto un dialogo specifico con il paziente riguardo alle modalità dell’intervento e sugli esiti dello stesso.
Ciò è quanto emerge dalla sentenza in commento.
