LEGITTIMO IMPEDIMENTO E RICHIESTA DI RINVIO TRAMITE PEC

L’avvocato può chiedere il rinvio d’udienza per legittimo impedimento per posta elettronica certificata?

Corte di Cassazione, quinta sezione penale, sentenza n. 19970 del 2019

La Corte di Cassazione, quinta sezione penale, con la sentenza n. 19970 del 2019 è intervenuta per chiarire la questione.

Nel caso di specie i ricorrenti avevano adito la Corte di Cassazione assumendo la nullità della sentenza impugnata in quanto il processo di appello si era svolto in assenza del difensore di fiducia nonostante questi, alcune ore prima dell’udienza, avesse inviato una pec deducendo l’impedimento a raggiungere il Tribunale a casa delle condizioni meteo avverse. Anche se la pecera stata ricevuta, non era stata presa in considerazione, non essendo stata nemmeno menzionata nel corpo della sentenza.

Gli Ermellini, intervenuti per dirimere la controversia hanno dichiarato infondato il motivo di ricorso, evidenziando come il giudice avesse ricevuto la pec ma gli era stata trasmessa solamente al termine dell’udienza.

L’istanza, anche se trasmessa prima dell’udienza non era stata sottoposta al giudice monocratico in tempo utile per essere valutata, pertanto tale circostanza la rende ininfluente per le sorti del procedimento.

Secondo costante orientamento giurisprudenziale

“l’istanza inviata via PEC non è irrevocabile o inammissibile e, solo allorché il giudice ne abbia preso conoscenza egli è tenuto a valutarla”.

In altre parole, il fatto che l’istanza di rinvio non sia stata posta all’attenzione del giudice procedente costituisce la concretizzazione di un rischio che ricade a carico di chi ha scelto di avvalersi del meccanismo di trasmissione di cui si discute.

Inoltre, nel caso concreto l’istanza non era documentata, il che rende in ogni caso corretta, da un punto di vista procedurale la celebrazione del processo senza il difensore a cui si riferiva l’impedimento.

Tale impostazione trova legittimazione nella giurisprudenza di legittimità, secondo cui:

“Qualora sia sottoposta al vaglio del giudice di legittimità la correttezza di una decisione di rito, la Corte stessa è giudice dei presupposti della decisione, sulla quale esercita il proprio controllo, quale che sia il ragionamento esibito per giustificarla”.

Dott.ssa Benedetta Cacace


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