COSA RISCHIA IL NEGOZIANTE CHE NON BATTE LO SCONTRINO?
Il cassiere ha sempre l’obbligo si adempiere agli obblighi fiscali imposti dalla legge
Perché un cassiere non dovrebbe battere lo scontrino fiscale? Non paga direttamente lui le tasse, pertanto da una possibile evasione, non ne trarrebbe alcun beneficio. A meno che i soldi dati dai clienti non passando per la contabilità, finiscano nelle sue tasche.
Il sospetto di una appropriazione indebita dei proventi derivanti dalla vendita in nero è alto. Talmente alto che secondo i giudici di Cassazione, il cassiere che non emette lo scontrino fiscale rischia di essere licenziato, anche se non gli vengono trovati i soldi addosso.
Ciò è quanto disposto dalla sentenza della Corte di Cassazione n. 26599/17.
Dal momento che non viene emesso lo scontrino, il datore di lavoro subisce dei rischi potenziali molto gravi.
Il primo consiste in un possibile accertamento fiscale che potrebbe derivare sia da un controllo fatto dalla finanza all’uscita del negozio, sia dalla verifica eseguita dall’Agenzia delle Entrate.
In secondo luogo, non essendo possibile un controllo del denaro incassato dalla vendite in vero, sarà impossibile accertare se i soldi sono effettivamente finiti nella cassa.
Per tali motivi è possibile licenziare il cassiere che ha adottato tale condotta imprudente, in quanto si presume abbia incassato i soldi.
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A nulla vale il rinvenimento delle somme, conta infatti la violazione del patto di fedeltà con il datore di lavoro e la rottura del loro legame di fiducia, specie con chi maneggia i soldi.
Secondo i giudici di Cassazione è lecito licenziare il cassiere, senza preavviso, che non batte lo scontrino anche per un solo episodio, in quanto si presume che intaschi i soldi. Anche se si tratta di somme irrisorie il dipendente deve sempre ottemperare agli obblighi fiscali previsti dalla norma.
Nel caso in cui vi sia un guasto della cassa, questo è tenuto a darne immediatamente notizia al suo superiore affinché questo adotti i comportamenti del caso.
