ANIMALI DI INDOLE PIÙ AGGRESSIVA? L’OBBLIGO DI CUSTODIA È MAGGIORE

Se il cane appartiene ad una razza di indole più aggressiva, l’obbligo di custodia che grava sul detentore è maggiore

Corte di Cassazione, quarta sezione penale, sentenza n. 36747 del 2018

Nel caso di zuffa tra cani, il fatto che la proprietaria del cane in difficoltà si metta in mezzo per evitare conseguenze dannose per il suo animale, e rimedi alcuni morsi, è idoneo ad interrompere il nesso di causa?

Il caso al vaglio della Corte di Cassazione ha ad oggetto l’aggressione di un cane di razza Beagle da parte di un American staffordshire terrier. Il primo è un cane da caccia di piccola/media taglia, usato per cacciare animali come conigli, lepri, e volpi ma perlopiù diffuso come animale da compagnia; il secondo invece, nato dall’incrocio con cani molossi e terrier, per combattimenti contro i tori, oggi è spesso al centro della cronaca.

Nel caso di specie, la padrona del cane offeso per separare i due animali era stata morsa, riportando lesioni gravi, con una prognosi superiore ai 40 giorni.

È indubbio che in capo al detentore di un cane vi sia una posizione di garanzia in riferimento ai possibili danni che potrebbero derivare dal comportamento del proprio animale, ancor di più se la persona offesa era stata rassicurata circa il fatto che il proprio cane non fosse aggressivo.

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La posizione di garanzia di chi detiene un animale impone l’obbligo di controllare e custodire l’animale, adottando ogni cautela necessaria per evitare e prevenire possibili aggressioni a soggetti terzi.

Gli Ermellini hanno specificato che:

“Non può essere ritenuta solo in relazione agli animali feroci, ma può sussistere anche per gli animali domestici che, in date circostanze, possono divenire pericolosi, ivi compreso il cane, animale normalmente mansueto, la cui pericolosità deve essere accertata in concreto, considerando la razza di appartenenza ed ogni altro elemento rilevante”.

Detto ciò, il proprietario di un cane deve adottare tutte le cautele necessarie al fine di pervenire le prevedibili reazioni dell’animale, considerando la razza di appartenenza ed ogni altro elemento rilevante.

“Rientra in un criterio di assoluta logica che, attese le diverse potenzialità lesive, pur senza che operi alcuna presunzione, vi siano talune razze di cani che necessitino di una maggiore attenzione da parte di chi li detiene”.

Tale principio è stato espresso dalla Corte di Cassazione, nelle sentenze n. 5845 del 1988, n. 1840 del 1990 e n. 12690 del 2016.

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Nel caso in esame, in base all’art. 46 del Regolamento Comunaledel luogo in cui si sono svolti i fatti, i cani possono correre liberi basta che il loro custode li sorvegli e porti sempre con sé museruola e guinzaglio.

Lo stesso regolamento dispone che

“i cani di indole mordace devono essere muniti di museruola, secondo le modalità previste da norme nazionali”.

Quindi, la proprietaria del cane aggressore, non adeguandosi a tali norme è incorsa in un profilo di colpa generica e specifica, non conformandosi alle norme di comportamento e contravvenendo all’art. 672 c.p.

La donna doveva tener conto della possibile reazione del suo cane.

La sentenza impugnata si colloca all’interno del costante orientamento della Corte di Cassazione, secondo il quale:

“In materia di lesioni colpose la posizione di garanzia assunta dal detentore di un cane impone l’obbligo di controllare e di custodire l’animale adottando ogni cautela per evitare e prevenire possibili aggressioni a terzi anche all’interno dell’abitazione, laddove la pericolosità del genere animale non è limitata esclusivamente ad animali feroci ma può sussistere anche in relazione ad animali domestici o di compagnia, quali il cane, di regola mansueto così da obbligare il proprietario ad adottare tutte le cautele necessarie a prevenire le prevedibili reazioni dell’animale”.

Detto ciò si evince che il proprietario di un cane appartenente ad una razza con indole più aggressiva deve prestare molta più attenzione, in quanto il suo obbligo di custodia è maggiore.

Dott.ssa Benedetta Cacace